venerdì 12 dicembre 2025

Una cosa che ho imparato se voglio vincere un quiz


Il programma “Chi Vuol Essere, Ma Non Troppo” andava avanti da quindici stagioni e si reggeva soprattutto sull’impreparazione dei concorrenti e sull’enfasi teatrale del conduttore Virgilio Sbruffi. Quella sera il concorrente Ernesto Baggiani, grafico trentenne e amante delle emozioni purché non comportassero rischi reali, era arrivato alla domanda da cinquantamila euro: quale filosofo greco avesse pronunciato la massima “Conosci te stesso”. Eraclito, Talete, Solone o Diogene. Ernesto sbiancò, il pubblico trattenne il fiato, e Sbruffi si dilungò in uno dei suoi silenzi drammatici finché Ernesto, disperato, annunciò che voleva usare l’aiuto da casa. Tutti si aspettavano che chiamasse un parente, un amico, un collega; invece con un tono solenne e ingenuamente suicida dichiarò: “Telefono al professor Massimo Cacciari”. Un’ondata di stupore attraversò lo studio: alcuni applaudirono, altri fecero versi di terrore, e un tecnico si segnò come davanti a un fenomeno sovrannaturale.

La telefonata partì e dopo tre squilli rispose una voce cavernosa: “Pronto”. Ernesto, sudando, annunciò chi era e da dove chiamava, chiedendo aiuto per la risposta. Seguì un silenzio denso, poi il professore esplose in un fraintendimento indignato: “Lei mi chiama ADESSO per una domanda da quiz? Ma mi scusi, lei possiede un cervello funzionante o l’ha messo in pausa per la serata?”. Il pubblico, censurato dalla regia, tratteneva le risate. Ernesto tentò di ripetere la domanda ma il professore continuò a inalberarsi: “Ridurre la tradizione filosofica greca a quattro letterine in un quiz! Ma cos’è questa roba? Ma lei deve STUDIARE, capisce? Studiare!”. Ogni parola era una grandinata metafisica. Il tempo scorreva inesorabile mentre Cacciari denunciava la decadenza dell’Occidente, l’ignoranza televisiva e, implicitamente, anche il povero Ernesto. Quando questi, tremante, chiese almeno un’indicazione rapida, il professore diede il colpo finale: “Sbagli! Sbagli pure! Lezione utile solo se fa male!”. Poi la linea cadde, o forse fu il professore a chiuderla, o forse ancora la realtà decise di interrompersi per autodifesa. Il tempo era scaduto. Ernesto aveva perso la domanda, il premio e circa dieci anni di serenità interiore. Sbruffi gli posò una mano sulla spalla e cercò di consolarlo: “Coraggio, Baggiani, nessuno sopravvive davvero a una sfuriata di Cacciari”.

A fine puntata, mentre lo studio veniva smontato, Ernesto rimase immobile vicino al podio, come se ancora sentisse il rimbombo delle parole del professore nei timpani. Un autore si avvicinò e gli spiegò con tono paterno che esiste una regola non scritta: puoi chiamare l’amico intelligente, il parente confuso, perfino il cugino che sbaglia tutto; ma MAI devi chiamare Massimo Cacciari, perché significa evocare un temporale filosofico che travolge tutto. Ernesto annuì, sconfitto ma un po’ più saggio, e capì la lezione. 

In fondo la morale è semplice: se sei concorrente di un quiz a premi e hai l’aiuto da casa, non rivolgerti al professor Massimo Cacciari. Pè provocà!


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