mercoledì 22 settembre 2010

Manuale del perfetto radical chic parte 2


di Ciccio Rooster

Prosegue la giornata di Marco in compagnia di Manuela e altri radicals locali, tra aperitivi e sogni di gloria

Marco entra nella libreria e viene accolto calorosamente dai suoi amici librai. Che con pacche sulle spalle e gesti di approvazione lo spronano e lo incoraggiano sui suoi prossimi lavori. Teresa arriva poco più tardi e anche per lei si ripete lo stesso rituale. Si ride, si scherza, si cerca di fare un po' di analisi sulla situazione attuale della cultura in Europa e sulla situazione pessima dell'arte in Italia, ma le 12 sono già alle porte e allora ecco che Marco fa cenno a Teresa di andare a mettere qualcosa sotto i denti e soprattutto di rinfrescare il palato con un buon prosecco di Valdobbiadene (il Cirò è ormai retrò, superato e provinciale e degno solo di essere esaltato in un reading tra le viuzze del centro storico).

Escono dalla libreria e si diriggono di nuovo lungo corso Mazzini, i cafè del centro sono affollati. E' venerdì mattina e a Cosenza c'è il sole e fuori si sta davvero bene. Marco è contento di avere addosso la sua sciarpa Benetton di tessuto leggero, che riecheggia i colori della pace, della giustizia, della fratellanza e anche dell'amore. Si siedono nel più in voga dei cafè del corso, con la "bagnante" di fronte, in un tavolo posto tra la donna che ha fatto di Cosenza una città europea e il migliore avvocato penalista della provincia, che intrattiene un pubblico di non qualificati personaggi sull'ultima causa vinta in Cassazione pochi giorni prima. "A Ghedini l'haiu lassatu mutu!"

Nel proferire queste parole fa anche il gesto dell'indice dritto sulle labbra. "Mutu è rimasto!!!Ahahahha". L'avvocato penalista migliore della provincia, è euforico. Parla della festa che farà in un noto locale di Rende per festeggiare l'evento. "Portate chini vuliti, fimmine, masculi, amici, parenti, zii, niputi, sonano Mimmo Palermo e Giancarlo Pagano" E' la Sua festa e praticamente tutti i tavoli vicini hanno sentito il suo invito, in realtà era questo l'intento dell' avvocato sempre presente nei grassetti di "Cosenza giorno¬te" di Romanelli memoria.

Marco e Manuela guardano la bagnante e si confrontano sui vini calabresi di cui devono discorrere nell'articolo. Il prosecchino scende e anche qui pacche sulle spalle da parte del proprietario del cafè falsamente contento di averli nel suo locale. Anche lui li incoraggia nei lavori che in realtà non ha mai letto e neanche ascoltato, ma che in ogni caso dichiara sempre di aver analizzato con attenzione e infatti non ha esitazione o vergogna a dire: "Guagliù ieri haiu vistu l'articolo su CalabriaOra, ci siete andati pesante, non avete paura, iacchitè!" Cosa c'era da andare pesante e soprattutto quale paura si dovrebbe avere nel divagare sul "pane della mailla" nei versi di Ciardullo!?! Comunque finito anche questo siparietto, con il proprietario che avvicina, con la stessa area da paraculo, la donna che fece di Cosenza una città europea, i due si accorgono che tra un prosecco e l'altro si è fatta l'una e mezza e il vatticuagnu cumincia a farsi sentire impietosamente.

Così, si ridanno appuntamento per la serata, al Nero Macchiato, e corrono verso casa. Marco ha ancora il libro sulla "società liquida" di Zygmunt Bauman. e l' "ultimo" di Pennacchi appena acquistato nella libreria. Al collo ha ancora la sciarpetta Benetton che richiama falsamente i colori della pace, della giustizia, della fratellanza e ora più che mai dell'amore, regalatagli dalla sua compagna, nonchè sua inquilina nella casa romana dietro piazza San Giovanni (un ottimo investimento del padre, che fiutò l'occasione in vista dell'iscrizione dei figli all'università) e velocemente, con passo cadenzato sale per via Arabia e arriva presto presto nella casa di via Alimena.

Sale le scale, apre la porta e sente l'odore dell' amatriciana che scende sulle pennette appena scolate. Vorrebbe iniziare a discorrere con la madre, veterana insegnante di latino e greco al Telesio, delle amatriciane mangiate a li castelli, delle cene con Franco Citti e Mario Martone, ma subito viene interrotto da questa con un interrogativo sospeso tra il pensiero di lapalissiano e quello di Massimo Catalano: "Marcù, ma quannu tu truovi nu cazzi i lavuru, ca tieni trentanni?!?"

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