mercoledì 30 marzo 2011

Chiamami folle tu!


Chiamami folle tu, ma la mia visione, le mie parole influenzano chi mi circonda. Lo ammetto non sono un uomo d’azione e forse neppure ci tengo e non sono bravo neppure a riflettere a concertare, ma sono bravo a far lavorare la mente d’istinto, rabbia e passioni. Un sottostimato artigiano della follia, un factotum della creazione e della comicità, quella più fisica e becera, quella da coda alla cassa di un supermercato o da fermata dell’autobus…
Ma del resto dove sono i geni, adesso, dove gli artisti, entrino i clown, lasciate entrare i folli! E forse oggi è tardi parlare di invisibilità sociale, ma anche se fosse, chi se ne frega! Lo dico lo stesso a questa invisibile città che Noi esistiamo! Cribbio. L’ultima opportunità è la roulette dei perdenti

Sono stato bambino pure io. Con le ginocchia sbucciate e il naso che mi colava. Correvo sempre incontro alla vita, la mamma mi diceva sempre, non aver fretta di crescere troppo, non è poi così bello il mondo degli adulti. Sono stato bambino pure io. Con le ginocchia sbucciate e lo sguardo perso nello stupore. Osservavo con gioia il mondo e adoravo passeggiare fra i campi, raccogliendo fiori e correndo incontro alle farfalle. L’innocenza danzava attorno a me.

Tutto sembrava bello e nuovo e pieno di avventura. Sono stato bambino pure io. Bevevo il latte e dentro la tazza vedevo due occhi da cerbiatto che mi fissavano e io avevo quasi paura di quegli occhi, non capivo che erano i miei occhi, quelli. Avevo paura del buio e mio fratello mi costringeva a dire che ero un fifone, ma poi mi prendeva la mano e mi portava in giro per casa, ed erano mille avventure sul letto di mamma e papà, eravamo naufraghi su una barca alla deriva nel vasto oceano. Perchè sono stato bambino pure io.

Vivace e fantasioso vedevo astronavi da combattimento in fiamme dentro un bicchiere di coca cola e mi inventavo coi giocattoli storie incredibili dove tutti i miei pupazzi sapevano cosa fare e come uscire da ogni stortura della vita. Sono stato bambino pure io. E forse lo sono ancora, perché nonostante le batoste e le delusioni, quando chiudo gli occhi riesco ancora ad essere innocente e libero, forte e giusto. E "ho ancora la forza di stare a raccontare e di sognare ancora con la coscienza pura", di uno che confida nel futuro e sa che non ci sono grosse macchie nel proprio passato.

Ma sono stato bambino pure io e credimi ero davvero uno di quei bambini che sapevano sorridere e danzare su tutte le cose storte, e senza puntare i piedi sapevo anche dire: questo sarà domani, questo saprò farlo e quello che non saprò fare lo imparerò domani.
Perchè c’è sempre tempo per sognare e per vivere, per essere migliori: sapete, sono stato bambino pure io.

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