Sta finendo il campionato. Dopo, che ne sarà di voi? Di sicuro vincerà il Milan. Chi altrimenti? Del resto, dopo le scappatelle berlusconiane non potrebbe essere altrimenti: è lo stesso metodo del consenso-insabbiamento che ha seppellito “Calciopoli” sotto bandiere, ricchi premi e cotillon mondiali. Ecco. Intanto la più grossa migrazione della storia è in atto. Fuga di cervelli? Sarà. Ma sembra più un’odissea nello spazio, visto che tutti scendono in piazza e poi tornano sulla Luna.
Quante manifestazioni di dissenso. Mai così tante. E pure, il giorno dopo non cambia niente. Ad esempio, il 13 febbraio. Donne sul piede di guerra. Il 14 inizia Sanremo. Le vallette arritta cazzi, per aspirazione, e leviga pilo, per emulazione, sono strapagate dai contribuenti. Brave? Chi più chi meno. Bone? Chi più chi pure. Belen e la Canalis. Due vecchie glorie dei salotti di Lele. Bunga bunga. Escort. Fiesta ti tenta tre volte tanto. E io pago. Lo spettacolo inizia con la Clerici in versione mamma. Prole in braccio e riassunto delle puntate precedenti. Lacrimuccia italiana. Anche i vip ingrassano. La biondona lascia i fornelli e in abito da sera racconta alla figlia dei suoi sanremi, e dell’annuncio del parto in diretta dall’Ariston. Una grande famiglia. Peccato che la sua si sia smembrata dopo i primi milioni, quando Antonella ha lasciato il marito per rimorchiare un bel giovanotto brasiliano, portato in Italia col primo volo e i primi due stipendi, un po’ come avrebbe fatto Silvio se avesse avuto solo pochi spicci. Le manifestanti hanno sentito di tutta questa storia quando sono tornate dalla Luna per lo sciopero generale, per poi rivolare nello spazio indignate. Cosa le lega qui?
Non cambia molto tanto. Na musciaria. Però Bossi ce l’ha duro. Sarà che non si è mai arrapato con per le femministe, sarà che ancora ha i postumi delle Corna. Sarà che trattasi, comunque, dell’unico pacifista nella questione della guerra in Libia. Questa volta nessun’altro si è lamentato delle violazioni di trattati internazionali, o di burocrazie politiche prevaricate e di bombe intelligenti quanto gli italiani. Gheddafi ha sbagliato. Questo è chiaro. Lui è un porco. Il motto dettato da invidiosi e catechesi è “fotti meno campi di più”. Se solo avessero proibito la somministrazione di viagra ai redditi superiori ai 50.000 euro annui questo conflitto si sarebbe potuto evitare. E invece continueremo a prenderla nel culo. Nelle piazze ovviamente. Pubblicamente. Gridando forza Milan, o forza Italia, o forza Juve. Non vogliamo mica la Luna. E poi le partite le trasmettono pure lì. Altrimenti ci sarebbero state le barricate.
Toglieteci tutto, tranne il calcio. Quel famoso calcio nel culo. Stiamo costruendo la stessa società clientelare che contestiamo, solo che la nostra è quella dei miserabili, con chitarra in mano e mouse in trappola. E sta pure finendo il campionato. Speriamo almeno in un golpe rosa per l’estate
Stefano Cuzzocrea
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